
Credits: Videozone
Il 13 maggio è uscito il nuovo album degli Afterhours, "Non è per sempre" (Mescal/Mercury): per l'occasione il cantante e chitarrista del gruppo,
Manuel Agnelli, ha scritto delle note introduttive all'album passandolo in
rassegna canzone per canzone. Ve le riproponiamo integralmente, in attesa
di una recensione dell'album a cura di Rockol prevista per i prossimi
giorni:
Questi sono i pezzi:
“Milano circonvallazione esterna”
«Il Julian Cope più elettrico, i Suicide, i Can o addirittura il Bruce Springsteen più claustrofobico di "Nebraska"… e chi più ne ha più ne metta, ma la verità è che questo è il nuovo corso che c'interessa di più: elettronica analogica vintage nelle canzoni degli Afterhours, anche le più pop. E' un pezzo peso per iniziare un disco ma volevamo che da subito ci si leggesse diversi da quello che avevamo fatto in passato. Inoltre è il mio pezzo preferito… È l'impossibilità di sentirsi legittimati nell'infelicità che ci rende infelici».
“Non è per sempre”
«E' la canzone più delicata e dolce che gli After abbiano mai scritto. E' anche il gusto del contrasto fra la claustrofobia che apre l'album e la solarità malinconica di questo pezzo. Abbiamo cercato di raggiungere la magia di quelle ballate sinfoniche primi anni '70 in cui il risultato era superiore al valore dei singoli ingredienti. Bob Mould ed i Replacements ci hanno dato una mano».
“La verità che ricordavo”
«Strutturalmente è il pezzo più tradizionalmente Afterhours del disco, ma anche qui c'è molta elettronica. "Vero e falso" sono i concetti che compaiono più spesso in tutto il lavoro… seguiti da "soldi" e "solo". Forse abbiamo bisogno di una vacanza».
“Oppio”
C'è molta psichedelia '60 - '70… ma più tedesca che inglese, (Amon Duul?? Faust??) anche se le tastiere sono molto Eno! Il cantato doveva essere rivolto essenzialmente a me stesso ma poi con Cristina Donà abbiamo rifatto il ritornello e il pezzo ha preso un altro senso».
“Non si esce vivi dagli anni '80”
«E' vero, l'ho visto con i miei occhi. Il riff è molto Devo, ma il cantato davvero non ricordo dove l'ho copiato…!»
«Questo pezzo era della stessa session di 1.9.9.6. (su "Hai paura del buio?") ma due pezzi beatlesiani erano troppi!! Inoltre era fuori tema, qui invece è perfetto».
“Tutto fa un po' male”
«Un'altra delle nostre preferite. Ha un'atmosfera strana… Non si capisce se io mi lamenti dei miei personaggi o finisca sempre per giustificarli, così poi da poter giustificare me stesso».
“Superenalotto”
L'idea del pezzo che si sviluppa in assolo continuo e per niente (e finalmente!) sintetico (nel senso della sintesi) è paro paro rubata dai Can di "Future days"… ma per fortuna non siamo capaci e qualsiasi cosa diventa Afterhours».
“L'inutilità della puntualità”
«All'inizio parte un po' Fatboy Slim + Elio e le Storie Tese che provano a fare Zappa ma poi vanno a fare un giro e incontrano i Joy Division di "Novelty"… e si picchiano».
“L'estate”
«Il titolo provvisorio di questo pezzo era "Canterbury". E' destrutturato rispetto alle nostre canzoni e il cantato originale era più Wyatt. Poi siccome parlavo anche di sesso morboso mi hanno spiegato che non c'entrava niente».
“Bianca”
«L'ho scritta per una donna molto molto giovane. E' un messaggio. E' nel suo linguaggio non nel mio. Ma non per concessione da chissà quale posizione: per rispetto. Per me la semplicità è un grosso traguardo. E non sarà un singolo».
“Oceano di gomma”
«E' per un mio amico che non c'è più. Ma non è per commuovervi! E' perché non la scambiate per una canzone d'amore quando invece è una canzone d'amore».
“Cose semplici e banali”
Questi sono i pezzi:
“Milano circonvallazione esterna”
«Il Julian Cope più elettrico, i Suicide, i Can o addirittura il Bruce Springsteen più claustrofobico di "Nebraska"… e chi più ne ha più ne metta, ma la verità è che questo è il nuovo corso che c'interessa di più: elettronica analogica vintage nelle canzoni degli Afterhours, anche le più pop. E' un pezzo peso per iniziare un disco ma volevamo che da subito ci si leggesse diversi da quello che avevamo fatto in passato. Inoltre è il mio pezzo preferito… È l'impossibilità di sentirsi legittimati nell'infelicità che ci rende infelici».
“Non è per sempre”
«E' la canzone più delicata e dolce che gli After abbiano mai scritto. E' anche il gusto del contrasto fra la claustrofobia che apre l'album e la solarità malinconica di questo pezzo. Abbiamo cercato di raggiungere la magia di quelle ballate sinfoniche primi anni '70 in cui il risultato era superiore al valore dei singoli ingredienti. Bob Mould ed i Replacements ci hanno dato una mano».
“La verità che ricordavo”
«Strutturalmente è il pezzo più tradizionalmente Afterhours del disco, ma anche qui c'è molta elettronica. "Vero e falso" sono i concetti che compaiono più spesso in tutto il lavoro… seguiti da "soldi" e "solo". Forse abbiamo bisogno di una vacanza».
“Oppio”
C'è molta psichedelia '60 - '70… ma più tedesca che inglese, (Amon Duul?? Faust??) anche se le tastiere sono molto Eno! Il cantato doveva essere rivolto essenzialmente a me stesso ma poi con Cristina Donà abbiamo rifatto il ritornello e il pezzo ha preso un altro senso».
“Non si esce vivi dagli anni '80”
«E' vero, l'ho visto con i miei occhi. Il riff è molto Devo, ma il cantato davvero non ricordo dove l'ho copiato…!»
“Baby Fiducia”
«Questo pezzo era della stessa session di 1.9.9.6. (su "Hai paura del buio?") ma due pezzi beatlesiani erano troppi!! Inoltre era fuori tema, qui invece è perfetto».
“Tutto fa un po' male”
«Un'altra delle nostre preferite. Ha un'atmosfera strana… Non si capisce se io mi lamenti dei miei personaggi o finisca sempre per giustificarli, così poi da poter giustificare me stesso».
“Superenalotto”
L'idea del pezzo che si sviluppa in assolo continuo e per niente (e finalmente!) sintetico (nel senso della sintesi) è paro paro rubata dai Can di "Future days"… ma per fortuna non siamo capaci e qualsiasi cosa diventa Afterhours».
“L'inutilità della puntualità”
«All'inizio parte un po' Fatboy Slim + Elio e le Storie Tese che provano a fare Zappa ma poi vanno a fare un giro e incontrano i Joy Division di "Novelty"… e si picchiano».
“L'estate”
«Il titolo provvisorio di questo pezzo era "Canterbury". E' destrutturato rispetto alle nostre canzoni e il cantato originale era più Wyatt. Poi siccome parlavo anche di sesso morboso mi hanno spiegato che non c'entrava niente».
“Bianca”
«L'ho scritta per una donna molto molto giovane. E' un messaggio. E' nel suo linguaggio non nel mio. Ma non per concessione da chissà quale posizione: per rispetto. Per me la semplicità è un grosso traguardo. E non sarà un singolo».
“Oceano di gomma”
«E' per un mio amico che non c'è più. Ma non è per commuovervi! E' perché non la scambiate per una canzone d'amore quando invece è una canzone d'amore».
“Cose semplici e banali”
«Ovvero: siamo alla fine, ho perso l'inizio, ma ho un senso in più».
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